martedì 16 ottobre 2012

Il Graal, il Calice e la Dea


Il mistero del Sacro Graal
di Diletta Gatti
Il termine Graal deriva dal latino “gradalis”, che significa tazza, coppa, calice.
Questi oggetti, simili tra loro e di forma tondeggiante rappresentano il grembo fecondo della terra sia nelle tradizioni greco-romane che nelle simbologie ebraiche.
Per i cristiani il Graal è un oggetto di decifrazione incerta che dà luogo alle più diverse interpretazioni. Emblema delle fasi cruciali della vita di Gesù, per alcuni è il calice dell’ultima cena, la coppa nella quale Giuseppe d’Arimatea ha raccolto il sangue sgorgato dal costato del crocifisso, per altri è invece una sorta di lancia magica, assimilabile a quella del soldato romano che ferì il corpo del Cristo morente.
Per i celti, il mito del prodigioso calice è legato a una leggenda secondo la quale Giuseppe d’Arimatea raggiunse la Britannia subito dopo aver raccolto il sangue del Redentore in una coppa. Qui consegnò il sacro oggetto nelle mani del “re pescatore”, un personaggio misterioso di cui non si ebbe più notizia.
Nella letteratura cavalleresca (in particolare la storia dei Rosacroce), la Sacra Coppa e le vicende legate alla sua ricerca sono invece il riflesso della complessa avventura spirituale dell’uomo, un percorso esistenziale che, se compiuto fino in fondo, spalanca le porte del “regno dei cieli”. Per prendere possesso del divino calice è dunque perentoria una radicale trasformazione del cuore e dello spirito. Solo infatti i puri di cuore, gli audaci e coloro che rasentano l’umana perfezione potranno, dopo un’ardua battaglia interiore, fare proprio l’agognato “oggetto”.
Secondo il filosofo Julius Evola, la Sacra coppa è un’entità soprannaturale che nutre, guarisce e illumina, un dono divino disponibile per pochi eletti. Simbolo per antonomasia di ciò che è irraggiungibile, non è perciò materia, ma è bensì un’idea, una metafora di ambito metafisico connessa ai concetti di Sapienza e di Immortalità (“il Graal è dentro ognuno noi”).
Cinema e Graal: tra sacro e profano
Excalibur (1981) di John Boorman

La leggenda del Graal, qui rappresentata in modo poetico e pittoresco, è espressione di un profondo anelito di sacralità, della ricerca di una maturazione esistenziale e di un ritorno alla Natura e agli antichi culti pagani.
La leggenda del re pescatore (1991) di Terry Gilliam

Trasposizione folle e modernissima della leggenda del Graal, interpretata da un istrionico Robin Williams e da un grande Jeff Bridges. Gilliam dirige una favola romantica e surreale dove i miti del mondo antico costituiscono l’antidoto alle paure e alle alienazioni di oggi.
Il mistero dei templari (2004) di Jon Turteltaub

Nicolas Cage sulle tracce del mitico tesoro dei Templari (Graal incluso) tra inseguimenti spericolati, esoterismo spicciolo e americanate a go go.
Sulla scia di Indiana Jones, un film d’avventura dal ritmo incalzante, godibile nonostante la latitanza di contenuti.
Il codice Da Vinci (2006) di Ron Howard
Il film, così come l’omonimo romanzo di Dan Brown, trae spunto dalla celebre leggenda di Rennes- le-Chateau.
Seguendo questo singolare approccio, il Santo Graal altro non è che la stirpe discesa dal Salvatore, la proiezione del “sangue reale” di cui erano guardiani i templari. Secondo tale enunciato Maria Maddalena,“la peccatrice”, era la compagna e l’amante di Gesù, al quale avrebbe dato una figlia. Dopo la morte del Cristo la donna, fuggita in Gallia con la bambina, sarebbe divenuta la capostipite della dinastia dei Merovingi. La teoria che precede non modifica tuttavia il concetto originale del Graal che rimane legato, sempre e comunque, al contenitore che ha ospitato il sangue di Gesù, qui metafora del concepimento nel grembo della Maddalena.

(http://www.mondorosashokking.com/archivio/Default.aspx_tabid%3D164.html)
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Il santo Graal
 
 Intorno al Santo Graal sono nate nel corso degli anni,tante leggende che hanno affascinato e stimolato la fantasia di numerosi scrittori di tutti i tempi. In alcune leggende  viene descritto come il calice usato da Cristo nell’Ultima Cena, mentre per altre rappresenta la coppa in cui Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo dalla croce. Per quanto riguarda la leggenda sorta in Spagna e in Francia intorno al 1100, il Graal è un oggetto sacro e misterioso che viene custodito in un tempio o castello in Bretagna. Essa narra che solo ai puri di cuore è dato raggiungerlo e i mortali che vi riusciranno, conquisteranno la felicità terrena e celeste.
 
 Esistono però anche molte altre versioni risalenti addirittura al IV sec.: narrano che Maria Maddalena fuggita dalla terra santa, portò il Santo Graal con sé in Francia, precisamente a  Marsiglia, dove sono tuttora venerate le sue presunte reliquie.Nel secolo XV questa tradizione aveva già assunto un’importanza enorme nei personaggi come Renato d’Angiò, che faceva collezione di “coppe Graal”.Nuovi elementi  li ritroviamo in “Le Grand Graal”, un testo di un autore sconosciuto, che continua e integra il racconto del “Joseph di Arimathie”. Il Graal viene associato a un libro scritto da Gesù Cristo, alla cui lettura può accedere solo chi è in grazia di Dio e le verità di fede che esso contiene non potranno mai essere pronunciate da lingua mortale senza che i quattro elementi ne vengano sconvolti. Se ciò, infatti, dovesse accadere, i cieli cadrebbero, l’aria tremerebbe, la terra sprofonderebbe e l’acqua cambierebbe colore. Da questo si deduce che il libro-coppa possiede un terribile potere.Ma perché il calice fu portato proprio in Inghilterra? I sostenitori della sua esistenza affermano che durante la sua permanenza in Cornovaglia, Gesù aveva ricevuto in dono una coppa rituale da un Druido convertito al cristianesimo e quell’oggetto gli era particolarmente caro. Dopo la crocefissione, Giuseppe d’Arimatea aveva voluto riportarla al donatore ulteriormente santificata dal sangue di Cristo; il Druido in questione era Merlino.Comunque sia ,le peripezie subite dal Graal varianol a seconda delle varie fonti. Giunto a destinazione Giuseppe affida la coppa a un guardiano soprannominato “Ricco Pescatore” o “Re Pescatore” perché, come Gesù, ha sfamato un gran numero di persone moltiplicando un solo pesce.  Sulla Britannia si abbatte una maledizione chiamata dai Celti Wasteland , uno stato di carestia e devastazione sia fisica che spirituale. Per annullare il Wasteland – spiega Merlino ad Artù – è necessario ritrovare il Graal, simbolo della purezza perduta. Un Cavaliere (Parsifal o Galaad “il Cavaliere vergine”) occupa allora lo “Scranno periglioso”, una sedia tenuta vuota alla Tavola Rotonda, su cui può sedersi (pena l’annientamento) solo “il Cavaliere più virtuoso del mondo”, colui che è stato predestinato a trovare il Graal. Ispirato da sogni e presagi, e superando una serie di prove perigliose come il “Cimitero periglioso”, il “Ponte periglioso”, la “Foresta perigliosa” … Parsifal rintraccia Corbenic, il Castello del Graal e giunge al cospetto della Sacra Coppa. Non osa però porre le domande “Cos è il Graal? Di chi esso è servitore?”, contravvenendo così al suggerimento evangelico “Bussate e vi sarà aperto” e così il Graal scompare di nuovo.Dopo che il Cavaliere ha trascorso alcuni anni in meditazione, la ricerca riprende e finalmente Parsifal (o Galaad) pone il quesito, a cui viene risposto. “È il piatto nel quale Gesù Cristo mangiò l’agnello con i suoi discepoli il giorno di Pasqua. (…) E perchè questo piatto fu grato a tutti lo si chiama Santo Graal”. Il Re Magagnato si riprende, il Wasteland finisce; Re Artù muore a Camlann e Merlino sparisce nella sua tomba di cristallo. Il Graal viene a questo punto, siamo intorno al 540 dc., riportato da Parsifal a Sarraz, una terra impossibile da situare geograficamente; non è infatti in Egitto, ma “vi si vede da lontano il Grande Nilo” e il suo Re combatte contro un Tolomeo, mentre la dinastia tolomaica si estinse prima di Cristo.Per secoli non si parla più del Graal, finché, verso la fine del XII secolo, esso torna improvvisamente alla ribalta a causa delle Crociate. A partire dal 1095, molti Cavalieri cristiani si erano recati in Terra Santa, entrando in contatto con le tradizioni mistiche ed esoteriche dei quei luoghi e sicuramente qualcuna di esse parlava del Graal, un sacro oggetto dagli straordinari poteri. Grazie ai Crociati, la leggenda raggiunse l’Europa e vi si diffuse.
Quali i nascondigli più probabili?
1) Il Graal si trova nel castello di Gisors – I Cavalieri Templari avevano stretto rapporti con la Setta degli Assassini, un gruppo  ismailita che adorava una misteriosa divinità chiamata Bafometto . Per alcuni il Bafometto altro non era che il Graal; prima di essere sgominati, gli Assassini lo avevano affidato ai Templari, che lo avevano portato in Francia verso la metà del XII secolo. Se le cose fossero davvero andate così, ora il Graal si troverebbe tra i leggendari tesori dei templari (mai rinvenuti) in qualche sotterraneo del castello di GISORS.
2)Il Graal si trova in Italia, a Castel del Monte – I Cavalieri Teutonici – fondati nel 1190 – vengono in contatto sia con i mistici Sufi – una setta islamica che adorava il Dio delle tre religioni, Ebraica, Islamica e Cristiana – sia con l’ illuminato Imperatore Federico II Hohenstaufen, seguace di quella dottrina. Tramite i Cavalieri Teutonici, i Sufi avrebbero affidato il Graal all’Imperatore, affinché lo proteggesse dalle distruzioni scatenate dai Crociati. In tal caso, il Graal si troverebbe a Castel del Monte, un palazzo a forma di coppa ottagonale edificato per custodirlo.
3)Il Graal si trova a Takht-I-Sulaiman – Secondo questa ipotesi il Grall sarebbe il simbolico “Fuoco Reale” fonte della conoscenza, adorato dai seguaci di Zarathustra a Takht-I-Sulaiman, il principale centro del culto di Zoroastro. Takht-I-Sulaiman potrebbe essere  la mitica Sarraz, da cui il Graal (Fuoco Reale) giunse, a cui ritornò e dove forse si trova ancora.
4)Il Graal si trova nel Castello di Montsegur – Dopo che il culto di Zoroastro venne abolito, alcune delle sue dottrine furono adottate dai Manichei e, di seguito, dai Catari o Albigesi; questi ultimi erano giunti in Europa dal Medio Oriente, passando per la Turchia e i Balcani, e si erano stabiliti in Francia nel XII secolo. Nel 1244, dopo la persecuzione da parte del Papato e dei francesi, furono sterminati nella loro fortezza di Montsegur; se avessero portato con loro la sacra coppa, ora esso potrebbe trovarsi insieme al resto del loro tesoro in qualche misterioso nascondiglio del castello.
Oltre a queste teorie ne esistono altre più fantasiose
a)Il Graal si trova a Torino – Importato dai pellegrini che si spostavano per durante il medioevo o forse dai Savoia e,insieme alla Sacra Sindone, sarebbe giunto fin in piemonte; le statue del sagrato del tempio della Gran Madre di Dio, sulle rive del Po, indicano, a chi è in grado di comprenderne la complessa simbologia, il nascondiglio della Coppa.
b)Il Graal si trova a Bari – Nel 1087, un gruppo di mercanti portò a Bari dalla Turchia le spoglie di San Nicola, ed edificata una basilica. In realtà la translazione del Santo era solo la copertura per un ritrovamento ben più importante, quello del Graal. I mercanti erano in realtà cavalieri in missione segreta per conto di Papa Gregorio VII. Il Pontefice era al corrente del potere del Calice, ma non intendeva pubblicizzare la sua ricerca, né l’eventuale ritrovamento, in quanto esso era un oggetto pagano o comunque il simbolo di una religione ancor più universale di quella cattolica. Gli premeva di recuperarlo da Sarraz in quanto temeva che la sua presenza in Turchia avrebbe aiutato i Saraceni nella loro espansione ai danni dell’Impero Bizantino, e avrebbe nociuto all’ intervento delle forze cristiane in Terra Santa a difesa dei pellegrini. La scelta di custodire il Graal a Bari anziché a Roma fu determinata da due motivi: da lì si sarebbero imbarcati i cavalieri per la Terra Santa, 1) il Graal avrebbe riversato su di loro i suoi benefici effetti;2)  la sua presenza avrebbe protetto Roberto il Guiscardo, Re normanno di Puglie, principale alleato del Papa nella lotta contro Enrico IV. A convalida dell’avvenimento, sul portale della cattedrale, si trova l’immagine di Re Artù e un’indicazione stilizzata del nascondiglio.
http://www.antoniogenna.net/doppiaggio/radio/ilgraal.jpg
(http://fairydoll.myblog.it/archive/2009/01/15/il-santo-graal.html)
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Il Sacro Graal racchiuso nella donna
sacro calice della donna
Il sincronismo del ciclo della donna con quello della Luna riflette anche il legame tra la donna e il divino.Attraverso il suo ciclo la donna porta il mistero della vita nel suo corpo ed è in grado di dare la vita e di assicurare un futuro alla sua gente.
Portando l’immanifesto nel mondo della creazione, ogni donna possiede i poteri creativi e sostentativi dell’universo.
Il ciclo mestruale dell’utero della donna era visto come ciclo di vita e di fertilità durante l’ovulazione,e di fertilità e morte durante le mestruazioni;esso era rappresentato dalle fasi lunari e ricordava le stagioni della terra.
In molti miti questo mistero dell’utero è rappresentato da un vaso magico.
Nelle leggende del Graal prende la forma di un calice;nell’antica mitologia celtica assume la forma di un calderone e nei testi di alchimia quella di un alambicco.Questi vasi offrono abbondanza, fertilità, vita, trasformazione, iniziazione e ispirazione spirituale.
Le leggende del Graal offrono una particolare comprensione e consapevolezza delle energie del ciclo delle donne.
Si suppone che il Santo Graal fosse la coppa dove Gesù Cristo bevve durante l’Ultima Cena, in seguito conservato da Giuseppe di Arimatea per raccogliere il sangue delle ferite del Cristo morente.
Esso era fonte di vita e di morte ma anche di ispirazione spirituale, infatti coloro che lo ottenevano morivano a questo mondo e rinascevano in quello dello spirito.
Il Graal poteva offrire vino bianco o rosso;come l’utero può offrire i poteri dell’ovulazione o delle mestruazioni.
Le donne in queste storie non ricercano il Graal, perchè esso rappresenta i poteri divini femminili che già risiedono in loro.Qui le figure femminili riflettono i differenti aspetti della stessa donna.Le leggenda del Graal rivelano alle donne la loro vera natura e, come portatrici del Graal, il loro bisogno di conoscere tutti gli aspetti delle sue energie dentro se stesse e il modo di esprimerle in questo mondo…
Esiste “Colei che misura” e che rappresenta tutte le donne.E’ creata quando ebbe inizio il ciclo della prima donna e da allora terrà il ritmo ciclico delle donne fino alla fine dei tempi.
Ella simboleggia il potere del tempo, le energie creative della civiltà e della vita stessa.
Una volta al mese:
VERSA UNA LACRIMA SALATA, “L’ACQUA DELLA VITA”, UN UOVO E UNA GOCCIA DI SANGUE, “LA SORGENTE DELLA VITA”,dentro una coppa….l’utero…
(Luna rossa-Miranda Gray)

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http://www.jackhughesbooks.com/resources/Pauls_Pictures/chalice-well-wide.jpg.opt645x483o0,0s645x483.jpg

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