PREGHIERA TEMPLARE DI SAN
BERNARDO
AUTORE: DANTE
ALIGHIERI
«Vergine
Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese
l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto
vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
La tua benignità non pur
soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te
pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l'infima
lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di
virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non
arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che
puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti
umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Li occhi da Dio diletti e
venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l'etterno lume
s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.
E io ch'al fine di tutt' i
disii
appropinquava, sì com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.
appropinquava, sì com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.
BERNARDO
m'accennava, e sorridea,
perch' io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:
perch' io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:
ché la mia vista, venendo
sincera,
e più e più intrava per lo raggio
de l'alta luce che da sé è vera.
e più e più intrava per lo raggio
de l'alta luce che da sé è vera.
Da quinci innanzi il mio veder
fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
Qual è colüi che sognando vede,
che dopo 'l sogno la passione impressa
rimane, e l'altro a la mente non riede,
che dopo 'l sogno la passione impressa
rimane, e l'altro a la mente non riede,
cotal son io, ché quasi tutta
cessa
mia visïone, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
mia visïone, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
Così la neve al sol si
disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
O somma luce che tanto ti levi
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,
e fa la lingua mia tanto
possente,
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;
ché, per tornare alquanto a mia
memoria
e per sonare un poco in questi versi,
più si conceperà di tua vittoria.
e per sonare un poco in questi versi,
più si conceperà di tua vittoria.
Io credo, per l'acume ch'io
soffersi
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.
E' mi ricorda ch'io fui più
ardito
per questo a sostener, tanto ch'i' giunsi
l'aspetto mio col valore infinito.
per questo a sostener, tanto ch'i' giunsi
l'aspetto mio col valore infinito.
Oh abbondante grazia ond' io
presunsi
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!
Nel suo profondo vidi che
s'interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l'universo si squaderna:
legato con amore in un volume,
ciò che per l'universo si squaderna:
sustanze e accidenti e lor
costume
quasi conflati insieme, per tal modo
che ciò ch'i' dico è un semplice lume.
quasi conflati insieme, per tal modo
che ciò ch'i' dico è un semplice lume.
La forma universal di questo
nodo
credo ch'i' vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.
credo ch'i' vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.
Un punto solo m'è maggior
letargo
che venticinque secoli a la 'mpresa
che fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.
che venticinque secoli a la 'mpresa
che fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.
Così la mente mia, tutta
sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del
volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
Omai sarà più corta mia
favella,
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.
Non perché più ch'un semplice
sembiante
fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal è sempre qual s'era davante;
fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal è sempre qual s'era davante;
ma per la vista che
s'avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom' io, a me si travagliava.
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom' io, a me si travagliava.
Ne la profonda e chiara
sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da
iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.
Oh quanto è corto il dire e
come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer 'poco'.
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer 'poco'.
O luce etterna che sola in te
sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì
concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore
stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto
s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie
penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò
possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e
l'altre stelle.
Preghiera
dei Templari
Che
la grazia dello Spirito Santo ci assista e che Maria, stella del
mare ci conduca al porto della salvezza. Amen.Signore Gesù, Cristo santo, Padre eterno, Dio onnipotente, saggezza, creatore, dispensatore, amministratore benevole e amatissimo amico, prode umile Redentore, Salvatore misericordioso e clemente, santissimo Signore Iddio, io ti scongiuro umilmente e ti supplico affinché tu m’illumini, mi liberi e mi conservi così come tutti i fratelli del Tempio e il tuo turbato popolo cristiano, che è e che sarà.
O Signore in cui sono e da cui provengono le virtù, le buone grazie ed i doni dello Spirito Santo, concedi a noi la conoscenza della giustizia e della verità; fa che noi siamo consapevoli delle debolezze e delle miserie delle nostre carni; affinché noi accettiamo la vera umiltà; affinché noi disprezziamo la pochezza del mondo e la sua iniquità, i vani piaceri, la superbia e tutti i mali e affinché il nostro pensiero non sia rivolto ai beni celesti e siano da noi compiuti nell’umiltà le opere necessarie al mantenimento dei nostri voti e dei tuoi comandamenti.
Santissimo Signore Gesù Cristo, è per mezzo della tua santa virtù che la tua grazia ci concede che noi possiamo evitare il diavolo ruggente, tutti i nostri nemici, le loro insidie e le loro opere che tu nella tua umiltà e nella tua pazienza hai vinto nel legno della tua Santa Croce, con la quale ci hai riscattato nella tua Santa Misericordia.
O nostro Redentore e difensore, conservaci affinché, per mezzo della tua Santa Croce e nel suo segno, noi possiamo oscurare tutti i nemici e le loro insidie; proteggi la tua Santa Chiesa e illumina i prelati, i dottori, i rettori e il tuo popolo cristiano in modo che essi proclamino e inseguano il tuo santo servizio e la tua volontà con un cuor puro, umile e devoto e la loro pietà sia pura e vigilante.
Che essi istruiscano il popolo e l’illuminino con buoni esempi, affinché possiamo compiere umilmente le opere d’umiltà secondo il tuo esempio e secondo quello dei tuoi santi apostoli e dei tuoi eletti.
Rendici coscienti su che cosa siamo, chi siamo, chi saremo, che cosa facciamo e cosa dobbiamo fare per possedere la vita, grazie alla quale raggiungeremo la gioia del Paradiso.
Illumina e converti, se lo desideri, quelli che non sono stati rigenerati dall’acqua dello Spirito Santo, affinché essi pervengano alla tua Santa legge, la conservino ed accettino i sacramenti della Santa Chiesa.
Concedi al tuo popolo cristiano la volontà e il possesso di quella Terra Santa nella quale tu sei nato umilmente dove ci hai riscattato con la tua santa misericordia, dove hai compiuto i tuoi miracoli, dato i tuoi esempi, dove hai insegnato e che tu hai promesso ai tuoi amici.
Veglia su di noi affinché noi la liberiamo ed i tuoi fedeli la posseggano per mezzo della tua grazia e concedici di compiere il tuo santo servizio, la tua volontà e la tua opera.
Dio misericordioso Signore, la tua santa religione (quella chiamata il Tempio del Cristo) fondata da un concilio generale in onore della Beata e gloriosissima Maria tua madre, e dal tuo Beatissimo confessore Bernardo a cui la Santa Chiesa affidò questo compito, che insieme ad altri propri uomini la ammaestrò e le affidò la sua missione, questa religione è, per un’ingiusta causa, prigioniera e schiava del re di Francia.
Per mezzo della preghiera della beata e gloriosissima Vergine e di tutta la corte celeste, liberala e conservala, o Signore tu che sei verità e che sai che noi siamo innocenti. Liberaci affinché noi seguiamo con umiltà i nostri voti e i tuoi comandamenti ed eseguiamo il tuo santo servizio e la tua volontà.
Abbiamo sopportato le parole inique e false lanciate contro di noi con gravi oppressioni e cattive pene, abbi pietà delle nostre preghiere, ma lo spavento della condanna dei corpi è tutto ciò che ci è stato detto da parte del papa, la carcerazione perpetua a causa della debolezza della carne, queste cose dette dalla bocca con menzogne noi non possiamo tollerarle con grande dolore contro la nostra coscienza.
Proteggici, Signore, con tutto il tuo popolo cristiano; insegnaci a fare la tua volontà; accorda al nostro re Filippo, nipote del beato Luigi, il tuo santo Confessore al quale dai il merito attraverso una vita perfetta e attraverso i meriti, la pace nel suo regno, la concordia con i suoi e con tutti i re, principi, baroni, cavalieri e servitori.
Che tutti coloro che sono stati scelti per fare e servire la giustizia, secondo il tuo desiderio e la tua volontà che costoro eseguano questa giustizia la compiano, la soffrano e che conservino in loro e per tutto il popolo cristiano e la luce.
Concedi loro di riconquistare con noi la Terra Santa, di compiere il tuo santo servizio e le tue sante opere.
Concedi ai nostri parenti, benefattori e predecessori e ai nostri fratelli vivi e defunti la vita e il riposo eterno.
Tu che sei Dio e vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Io non sono degno di chiedere ma che la tua misericordia e la tua benevolenza, che la tua beata e gloriosa Madre, nostra avvocata e la società celeste intercedano e ottengano per noi. Amen.
Jacques de Molay, dernier mastre du Temple
di L. Daillez, Paris, R. Dumas, 1974
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